I congressi internazionali: Francoforte, Londra e Edimburgo

Le riunioni tra congressisti non cessano con il congresso di Parigi, ma proseguono con gli appuntamenti di Francoforte sul Meno nel 1850, di Londra nel 1851 e di Edimburgo nel 1853.
Solamente nel 1852 i congressisti decidono di non riunirsi, scoraggiati dal colpo di Stato del 2 dicembre che scuote la seconda repubblica francese, portando alla caduta del trono di Luigi Filippo.

Nella terza settimana di agosto del 1850 viene convocato il Congresso di Francoforte che dichiara la guerra come una condizione in contrasto con la religione, la filosofia, la morale e gli interessi dello Stato. Si invoca ancora una volta l'importanza dell'Arbitrato internazionale, del disarmo e della necessità di respingere ogni proposta di prestito pubblico per scopi militari, attuando quindi come logica conseguenza il principio di non intervento.

L'anno dopo, precisamente nell'estate, si riunisce il quarto Congresso internazionale della Pace, che viene presieduto da Sir David Brewster, fondatore della "Società inglese per l'intervento delle scienze" e scrittore di saggi filosofici.
In questa occasione come anche nel congresso di Edimburgo del 1853 si votano le deliberazioni delle assemblee precedenti, mettendo fine alla prima serie dei congressi internazionali, prima dello scatenarsi della terribile guerra di Crimea.

L'occasione per l'Italia di entrare nella storia di coloro che operano in favore della Pace si presenta col Simposio di Parigi del 1856, al quale prende parte il conte di Cavour, impaziente di esporre la situazione spiacevole dell'Italia oppressa dall'Austria.

Nel frattempo il rappresentante dell'Inghilterra Lord Clarendon riesce a far passare, nei protocolli diplomatici, le nozioni di "mediazione" e "buoni uffici".

Lo sviluppo di una nuova coscienza pacifista: dal Congresso di Ginevra alla Società delle Nazioni

Anche Giuseppe Garibaldi ha un ruolo nella storia del movimento pacifista: infatti famoso è il suo appello alle Potenze d'Europa diffuso in seguito alla sanguinosa battaglia di Volturno. Nel suo Memorandum, l'eroe dei due mondi, auspica che le Potenze siano in grado di giungere ad accordi comuni rinunciando all'utilizzo della violenza nella risoluzione dei contrasti internazionali.

Un altro tributo letterario che condanna fortemente le atrocità e le sofferenze della guerra è il "Souvenir de Solferino" di Enrico Duvant, medico ginevrino che ha partecipato al lavoro delle ambulanze nella campagna del 1859.
Il racconto di Duvant provoca nell'opinione pubblica una forte commozione, tanto da stimolare la richiesta di provvedimenti di carattere internazionale.

Anche grazie a questi contributi, viene convocata dall'8 al 22 agosto 1884 il Congresso di Ginevra che rappresenta l'atto di nascita della benefica istituzione della Croce Rossa.

La prima occasione di ripresa del movimento pacifista si ha nel 1859, dopo la vittoria della reazione. Il promotore di tale risveglio è Edoardo Potonie-Pierre, che redigendo una circolare diramata in tutta Europa, vuole dimostrare i vantaggi che producono sia la libertà, e sia la diffusione dell'idea della Pace.

L'appello di Potonie non riscuote tanta fortuna, ma il militante pacifista non si arrende e riesce a fondare una "Lega del bene pubblico".
Finalmente, nel 1866, mentre le tre grandi nazioni si preparano alla battaglia di Custoza e Lissa, si viene a costituire ad Anversa il comitato promotore della "Lega universale del bene pubblico" composto da Alfredo Jal, da Eugenio Dumoulin e da Vicart.
Poco tempo dopo si costituiscono dei comitati a Berna, a Napoli e a Catania, che rivelano l'importanza e la portata dell'opera di Potonie.
Infatti la propaganda della Lega del bene pubblico si interessa di temi particolari che riguardano riforme militari, giuridiche e sociali.

Il 7 settembre 1867, si riunisce il Congresso di Ginevra nella gran sala del Batiment Electoral, alla presenza di molte personalità influenti e di 502 massoni di tutte le nazioni.
A questo evento fa seguito la nascita della "Lega della Pace e della Libertà", diretta prima da Carlo Lemonnier e poi da E. Armand.

Intanto incombe in Europa sempre più la paura dello scatenarsi di un conflitto tra la Germania e la Francia, guerra che di lì a poco scoppierà e durerà dal 15 luglio 1870 al 2 febbraio 1871. Nonostante la guerra sia incessante e cruenta, si adottano alcune misure volte a rendere meno atroci i conflitti bellici e a ridurre la portata devastante delle armi utilizzate.
Già la convenzione di Pietroburgo del 1868 aveva bandito alcuni mezzi di distruzione di massa, allo scopo di contenere le stragi e gli effetti dirompenti che fanno seguito ad ogni conflitto.

Anche con lo scoppio della guerra franco-tedesca, il crollo del Secondo Impero, la perdita dell'Alsazia-Lorena da parte della Francia e la guerra civile della Comune, l'attività dei pacifisti non viene meno e continuano le manifestazioni pubbliche contro la guerra e gli orrori che da questa ne derivano.

Noto è l'appello di Federico Alberto Lange che invoca i valori del Cristianesimo per fondare un'unione di uomini liberi che, per mezzo della giustizia e avvalendosi della conciliazione, possano opporsi all'uso della forza.

Nascono in molti paesi vari sodalizi che promuovono la pace per mezzo dell'arbitrato: nel 1870, van Ech fonda all'Aja la "Società olandese della Pace", nel '71 si costituisce a Bruxelles la "Società belga degli amici della Pace" la quale, nel 1889, sotto la presidenza di Emil Lavelaye, prende il nome di "Federazione internazionale dell'Arbitrato e della Pace".

D'altra parte la propaganda pacifista non alimenta solo vane illusioni, ma anzi segna un primo passo concreto con il compromesso arbitrale ottenuto tra Londra e Washington, per la questione dell'Alabama. Il tribunale arbitrale riunitosi a Ginevra il 15 luglio 1871, con la partecipazione di un delegato italiano, il conte Federico Sclopis, risolve la contesa attribuendo a carico dell'Inghilterra una forte indennità di dieci milioni.
Il successo per la conclusione della questione arbitrale dell'Alabama segna l'inizio di una nuova era che riempie di gioia il cuore dei pacifisti, fiduciosi per il futuro che verrà.

In tal senso nel 1873 le due Camere dell'Unione Americana accolgono un primo progetto per la costituzione di una Giuria internazionale, istituzione giuridica che da lì a poco verrà adottata anche da altri paesi. Identica decisione viene proposta da Pasquale Stanislao Mancini (approvata dalla Camera italiana) e poi anche dagli Stati Generali d'Olanda, dai Parlamenti svedese, danese e belga.

Prosegue il disegno di mediazione non solo nella sua teorizzazione, ma anche nelle vesti di forma giuridica.
Proprio su questa via si fonda a Gand l'Istituto di diritto internazionale, con l'obiettivo di elaborare il nuovo codice delle nazioni, grazie al lavoro indefesso di una commissione per lo studio dei tribunali arbitrali.

Anche l'Italia partecipa al fervore del movimento pacifista, aspirando ad un'era di pace che rappresenti il prodotto di uno spirito europeo riconciliato dalla nascita degli Stati nazionali.
In particolare, nel 1878, si costituisce a Milano per opera di Ernesto Teodoro Moneta e Carlo Romussi la "Società Internazionale di pace e fratellanza", appoggiata dal quotidiano "Il Secolo".
In seguito all'insuccesso di questa prima associazione, nasce, grazie alla collaborazione tra Moneta e Ruggero Bonghi, l'"Unione Lombarda per la Pace e l'Arbitrato": la società più operosa in Italia e in Europa.
Entrambi i pacifisti praticano un apostolato popolare ispirandosi all'opera di Mazzini e alla sua eredità di intensa fede e abnegazione.

Sebbene il clima politico e i rapporti internazionali tra le nazioni siano segnati da profondi mutamenti, dal 23 al 27 giugno 1889 si riunisce a Parigi un altro congresso che dà avvio ad una nuova serie di congressi mondiali ripetuti negli anni a venire.
Ormai il pacifismo risponde alla realtà della vita collettiva e infatti ogni Congresso viene affiancato da una Conferenza internazionale cui è affidato il compito di redigere una Carta consona alla concezione odierna della comunità dei popoli.
Nel congresso di Parigi si discutono si affrontano 35 ordini del giorno, nella discussione dei quali vengono trovate numerose risoluzioni per il raggiungimento di un nuovo assetto pacifico del mondo.
Si raccomanda, infatti, l'introduzione di istituti internazionali, l'iniziativa di studi per la compilazione di una legge comune e la diffusione di una propaganda del principio federale.

Le altre adunanze che seguono rinnovano e approfondiscono le deliberazioni precedenti, innescando un processo di riforme che sensibilizza l'intera umanità.

Dopo Parigi, tocca a Roma e l'anno dopo a Berna dove viene creato un "Ufficio Internazionale della pace": in questo contesto Ernesto Teodoro Moneta propone la formazione di una Federazione Europea delle società pacifiste.

Di anno in anno, si svolgono alla presenza dei più influenti uomini politici anche conferenze interparlamentari nelle città d'Europa, come Parigi, Londra, Roma, Berna, l'Aja, Bruxelles e infine Budapest.

Crescono anche nuove forme di propaganda che si propongono di educare sia l'individuo come singolo e sia come membro di una comunità.
L'ideale pacifista entusiasma anche il femminismo, tanto che la principessa Wissnewska fonda nel 1896, l'"Alleanza universale delle donne per la pace a mezzo dell'educazione", subito dopo la signora Flammarion istituisce l'"Associazione della Pace e del disarmo a mezzo della donna".

Mentre le Università aderiscono al movimento pacifista con la nascita, nel 1893, delle prime "Associazioni universitarie per la Pace" nelle città di Zurigo e di Vienna, Moneta incarna sempre più l'ideale pacifista e fonda, qualche anno dopo, precisamente nel gennaio 1898, la rivista "La Vita Internazionale", punto di riferimento per gli intellettuali di tutto il mondo.

A questo punto anche la ripresa del pacifismo viene segnata da un brutto evento: la dichiarazione di guerra tra Spagna e Stati Uniti, per la conquista di Cuba e delle Filippine. Tutta l'opinione pubblica si schiera a favore di Madrid e contro l'America, nazione che fino a quel momento si era mostrata propensa al pacifismo e contaria a qualsiasi forma di aggressione.
Ma proprio per scongiurare nuovamente lo scatenarsi di una guerra mondiale, lo Zar Nicola II invita i governi ad una conferenza diplomatica all'Aja, per trovare un accordo internazionale che consacri l'adozione mondiale dell'arbitrato.
Il manifesto datato il 28 agosto 1898 e diretto alle Potenze accreditate presso la corte imperiale, pone l'accento sulla necessità di mettere fine allo sviluppo progressivo degli armamenti, minaccia per la prosperità e il benessere di tutte le popolazioni e di tutti gli Stati.
L'atteso raduno si ha dal 18 maggio al 29 luglio 1899, con la partecipazione dei delegati di 26 governi. Purtroppo non si giunge all'esito desiderato per via della contrarietà espressa dalla Germania che intende conservare i vantaggi della propria superiortà bellica.

Un risultato più positivo giunge, nel 1907, con una seconda conferenza dell'Aja, la quale istituisce una corte permanente di arbitrato.

Il sorgere dell'internazionalismo pacifista si ha con la stipulazione del Patto della Società delle Nazioni, firmato il 28 giugno 1919 e posto in testa al trattato di Versailles.
Dopo nove mesi dall'ingresso degli Stati Uniti nel primo conflitto mondiale, Woodrow Wilson invia, l'8 gennaio 1918, al Congresso americano un messaggio comprendente 14 punti che intendono riassumere il desiderio di provvedere ad un avvenire migliore del mondo.
Essi affrontano importanti questioni comuni a tutte le nazioni:
- diffusione pubblica degli accordi di pace
- accessibilità assoluta di navigazione sul mare
- soppressione di barriere economiche
- uguaglianza commerciale per tutte le nazioni
- applicazione di un regolamento imparziale per le questioni coloniali, rispettando sia le esigenze delle popolazioni autoctone e sia le richieste dei governi
- evacuazione dei territori occupati, durante la guerra, modifica delle frontiere italiane rispetto all'indipendenza nazionale
- assicurazione di sviluppo autonomo per i popoli e le nazionalità dell'Austria-Ungheria, dei Balcani, dell'Impero Ottomano, della Polonia
- creazione di una Società generale delle nazioni, avente lo scopo di fornire garanzie reciproche di indipendenza politica e territoriale a tutti gli stati grandi e piccoli.
Sicuramente il carattere più rivoluzionario della Carta, che accomuna l'intera popolazione mondiale, è costituito dal principio dell'autodeterminazione dei popoli e dal principio della libertà dei mari.
Ormai è arrivato il momento storico in cui i popoli sono artefici del proprio destino e in cui si elimina una delle cause maggiori dei conflitti mondiali: lo stato di perenne tensione tra i popoli. In teoria viene rivendicata l'individualità delle nazioni e la loro parità nel poter godere dei progressi del proprio commercio e delle proprie industrie.

Il promotore della Società delle Nazioni, Wilson, viene accolto da tutti come il restauratore del diritto delle genti, garante non solo di una morale politica di valore universale, ma anche di una forza costruttiva di estrema competenza.
Con l'8 gennaio 1918, tutti i paesi nutrono la speranza di porre fine agli egoismi nazionalisti e alle dittature imperialiste, favorendo così l'inizio di una politica comune europea.

Ben presto ci si rende conto, invece, che la pace conseguita è un'intesa franco-britannica che aspira alla creazione di una nuova dittatura europea. Infatti, mentre la potenza militare tedesca segna almeno per adesso una sconfitta, Londra e Parigi consolidano la propria egemonia sui possedimenti coloniali della Germania.
Intanto la neonata Società delle Nazioni, oltre alla resistenza dei consueti egoismi, deve affrontare anche problemi di frontiera che provocano forti dissidi per via degli interessi economici. Purtroppo il nuovo organismo, a causa della sua inefficienza nel risolvere conflitti di grave entità, viene avvolto da un alone di scetticismo e di diffidenza che crea il malcoltento negli aderenti, convinti della necessità di sottoporre a revisione il trattato di pace.

Anche vari avvenimenti storici, come la spedizione della Manciuria (1931), la questione del nuovo regime in Liberia (1932) e la questione italiana dell'Etiopia (1935), dimostrano l'incapacità da parte della Società delle Nazioni di influenzare i principali avvenimenti del tempo.
Il 18 aprile 1946 si scioglie definitivamente l'organismo tanto agognato da Wilson e da quanti aspiravano al trionfo del pacifismo.

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