Storia dell'idea di pace

Nel corso della storia l'idea della pace rappresenta un'utopia che, opponendosi allo stadio barbarico della guerra, aspira a far prevalere le manifestazioni positive e ragionate del sentimento umanitario.
Da sempre l'apologia della pace trova il suo contrappeso nello spirito della guerra; l'una ricerca ed esalta il bene universale, l'altro considera la guerra come legge suprema ed espressione di una energia ricreatrice.

Nonostante il parere dei guerrafondai sull'inattuabilità dell'era pacifista, vi sono molti filosofi, intellettuali e uomini comuni che hanno elaborato, nel passato e nel presente, forme giuridiche idonee a tutelare una convivenza civile all'interno di tutte le civiltà. Le numerose elaborazioni teoriche, documentate già dall'antichità, ruotano intorno a due principi cardine strettamente correlati tra loro: il principio della risoluzione pacifica dei conflitti mediante l'applicazione di un "arbitrato internazionale" e l'idea di una comunità sovranazionale chiamata a garantire il mantenimento della pace e della cooperazione fra le nazioni.

Già ai tempi della pax romana si vengono a costituire delle organizzazioni politiche che, raggruppando svariati popoli con abitudini e costumi diversi, cercano di assicurare la prosperità e la difesa dei loro consociati.

Nel 1325, Marsilio da Padova e l'abate Honorè Bonnet scrivono, nelle pagine dei loro libri, di "concordia universale"; in particolare, l'opera "L'arbre de Batailles" dell'abate francese invoca la formazione di un impero che comprenda sotto il proprio dominio tutte le genti tediate dallo scatenarsi delle guerre.

Anche in Boemia, nel 1462, il re aspira alla realizzazione di un Impero pacifico europeo in cui vengano costituiti un Parlamento internazionale e un Tribunale arbitrale, indispensabili nel giudicare i conflitti tra i vari stati.

All'inizio del XVII secolo, in Francia, Enrico IV insieme al suo ministro Sully progettano la creazione di una Repubblica Cristiana comprendente le quindici grandi potenze dell'epoca.
Il re e il suo fedele collaboratore decidono di costituire un senato della Repubblica cui affidare il compito di regolare arbitralmente tutti i conflitti e le ribellioni.

Con i trattati di Munster e di Osnabruck inizia un nuovo periodo della politica internazionale, in cui si trova una conciliazione tra l'intento di mantenere un equilibrio tra le forze europee e la volontà di consolidare una reale e durevole pace mondiale.
Si creano le condizioni per la nascita di una nuova civiltà che apre le porte ad una nuova scienza:il diritto internazionale.
La nuova disciplina approda sulla scena filosofica e letteraria attorno al 1625 grazie al "De jure belli a pacis" di Ugo Grozio e continua la sua crescita con l'apporto sostanziale del pensiero filosofico di Spinoza.

Ma la vera trasformazione dell'idea di pace arriva con la Rivoluzione francese che considera la concordia tra gli uomini e tra le nazioni come la sintesi dei principi di libertà, uguaglianza e fraternità.

Intanto, in Inghilterra Geremy Bentham elabora la nuova costituzione della coesistenza degli Stati auspicando anche la redazione di un codice che, oltre a delimitare i diritti e i doveri delle nazioni, sancisca la pace per mezzo di un arbitrato internazionale.

Mentre sullo scenario storico la pace di Utrecht mette fine alla guerra di successione spagnola, senza riservare una stabile pace nel mondo, Emmanuel Kant pubblica il celebre saggio "Zum ewigen Frieden", in cui elabora la teoria di una evoluzione naturale della società umana e della sua costituzione politica in una federazione mondiale di Stati.

I primordi del movimento pacifista

Con il secolo XIX l'idea della Pace fra le nazioni si appropria di quel fattore concreto dell'attività pratica, travalicando le alte speculazioni filosofiche. In contemporanea alla stipulazione dei trattati internazionali diretti durante il Congresso di Vienna, iniziano a costituirsi le prime società della pace.

Nel 1810 Ellery Channing, Noah Worcester e William Ladd per mezzo di articoli e conferenze esortano l'opinione pubblica americana all'idea della pace e dell'arbitrato internazionale.

Nell'agosto del 1815, in seguito alla diffusione di un articolo di Worcester pubblicato nella "Solemn Review of the customs of the war", si costituisce la prima società pacifista americana.

Sempre nel 1815, nel Regno Unito, a seguito della pubblicazione su un giornale inglese di un articolo che descrive le oscenità della guerra, William Allen e Giuseppe Tragellare Price decidono di fondare la "Peace Society" inglese.

Purtroppo negli anni che vanno dal 1821 al 1833, sia le società inglesi che quelle americane non riscontrano forti proseliti e decadono nel grande silenzio dell'età della Restaurazione.

Tra il 1816 e il 1817 sorgono molte altre associazioni nelle città di Filadelfia e Boston e negli stati dell'Ohio, del Massachussetes del Rhole Island e del Maine.
Per dare continuità al loro lavoro, tutte queste organizzazioni decidono di confluire all'interno della "Peace Society" con sede centrale a Boston.

Intanto, nel 1830 nasce nell'Europa continentale, e precisamente a Ginevra, la prima società della pace, fondata dal conte De Sellon e caldeggiata calorosamente dal re di Prussia Federico Guglielmo IV.

Nel 1841 sorge a Parigi un'altra società pacifista, come derivazione della "Società di morale cristiana".

La novità di questi anni è riscontrabile nella diffusione di nuove dottrine, congressi e opere letterarie che facilitano la propaganda pacifista e l'emanazione di nuove richieste da presentare presso i governi dei singoli Stati.

Importanti contributi sono costituiti dalla divulgazione del pensiero socialista di Saint Simon e del Fourier, dalla speculazione pacifista associata al libero scambio di Riccardo Cobden, John Bright ed Enrico Richard e infine dall'opera "La Marsigliese della Pace" di Lamartine.

Ma solamente nel 1843 viene convocato a Londra il primo Congresso della pace, nel quale si decide di inviare ai governi una relazione che solleciti l'adozione del disarmo e il raggiungimento della pace e l'inclusione dell'arbitrato nei singoli trattati di ogni Stato.

Nel frattempo, negli Stati Uniti Elihu Burrit si fa promotore di una proposta molto più concreta: l'istituzione permanente dell'arbitrato per la risoluzione pacifica di ogni conflitto.
L'idea di Burrit è veramente encomiabile e la Camera Legislativa del Massachusettes se ne appropria, invitando la Camera dell'Unione a proporla nel successivo congresso universale.

I lavori per la propaganda pacifista continuano e a Parigi, nel 1847, molti membri della "Società per il libero scambio" danno vita ad un'associazione di "Amici della pace" il cui operato, a causa della sospensione del diritto di riunione e dello scoppio della rivoluzione del'48, rimane abbastanza ininfluente.

Il fervore per i principi di pace e di arbitrato riprende, subito dopo la rivoluzione, conquistando un posto di primo piano tra le file dei lavoratori di tutti i paesi europei, grazie anche all'apporto propagandistico di Saint Simon, Fourier, Marx ed Engels, Luigi Blanc, Cabet e Pierre Leroux.

In questo clima politico e culturale, il secondo congresso della pace si riunisce a Bruxelles nei giorni 20, 21 e 22 settembre 1848 nella sala della "Societè Royale de la Grande Harmonie" presieduto da Visschers e con la partecipazione di centosessanta delegati americani ed inglesi.
Le attività del congresso si chiudono con la votazione di quattro ordini del giorno che si riassumono nella condanna delle imprese guerresche, nell'istituzione di una giurisdizione superiore fra le nazioni, nella redazione di un codice internazionale e in una proposta di disarmo generale.

Il 30 ottobre del 1848 una deputazione del Congresso presenta la votazione conclusiva al ministro degli esteri britannico Lord Russell che, impegnandosi ad accogliere le proposte di arbitrato, decide che le stesse vengano presentate agli stati rivali ogni qual volta l'Inghilterra si trovi in situazioni di contesa.
L'impegno del ministro degli esteri, in nome del governo inglese, viene ben presto ostacolato dagli interessi politici che trascinano le popolazioni inglesi e francesi a dichiararsi guerra nella grande battaglia di Crimea.

Un altro importante appuntamento per i congressisti è rappresentato dal convegno di Parigi del 1849, nel quale intervengono personaggi illustri come Victor Hugo, Federico Bastiat, Dionigi Potoniè, Giuseppe Garnier e altre personalità del mondo intellettuale e politico.
Il 22 agosto 1849 si apre il Congresso della Pace che viene inaugurato nella sala di Santa Cecilia, alla Chaussée d'Antin. Anche in questa assemblea la maggioranza dei componenti è di origine anglosassone: 23 americani, 300 inglesi, 230 francesi, 23 belgi e pochissimi tedeschi, svedesi, italiani e spagnoli.
Dopo il discorso di Victor Hugo sull'inevitabilità del raggiungimento della Pace da parte dell'umanità e i vari interventi, il congresso si conclude con l'impegno di promuovere in tutte le istituzioni pubbliche e di vita sociale un'opera conforme ai nuovi ideali, considerando la necessità di istituire un'Assemblea legislativa mondiale e un'Alta Corte di Giustizia delle Nazioni.

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