Da una propaganda pacifista rivolta al popolo all'opposizione per l'impresa di Eritrea (1895)

Nel periodo più fecondo della sua propaganda pacifista, Moneta intuisce che le idee non possono rimanere in un ambito ristretto di intellettuali e giornalisti, e comincia a pensare ad una pubblicazione che consente di diffondere su vasta scala i principi che riguardano la pace, il disarmo e la giustizia internazionale.

Nel 1890 lancia l'«Almanacco della Pace» e dedica il nuovo fascicolo alle famiglie angosciate dalla paura di una imminente guerra; le quali oltre al calendario mensile, alle notizie meteorologiche e ai consigli del medico trovano vignette umoristiche e notizie storiche ispirate agli orrori della guerra, resoconti dei congressi pacifisti nazionali e internazionali e tutto ciò che riguarda il movimento pacifista.

La nuova creazione di Moneta è una piccola miniera di novanta pagine che al prezzo di 25 centesimi attira tante famiglie e che sin dal primo numero conosce un buon successo tanto che raggiunge in pochi anni le 40.000 copie.

Grazie alla collaborazione sempre più numerosa di letterati e artisti, come Rapisardi, Bertacchi e Ada Negri migliora sempre più il contenuto che con chiarezza e semplicità nella forma, educa la popolazione all'amore e al rispetto per i sentimenti di giustizia e libertà53. Per allettare la curiosità del lettore il titolo dell'Almanacco cambia più volte negli anni: nel 1892, "L'Amico della Pace"diviene "Giù le Armi," più tardi, nel 1900 lo incontriamo con il titolo di "Bandiera bianca" e ancora "Leggetemi," nel 1902, e "Pro Pace" nel 1908.

Il 15 febbraio 1891, "L'Unione Lombarda" viene eretta come Ente morale con R. D., e quando viene a mancare il suo primo presidente, il professore Francesco Viganò, il comitato nomina come suo successore E. T. Moneta che, senza indugi, decide di impegnarsi attivamente nella propaganda pacifista.

Nello stesso anno partecipa al III Congresso Universale di Londra, dove propugna l'idea di dare vita agli Stati Uniti d'Europa; successivamente al Congresso di Berna del 1892, Moneta caldeggia la creazione di un "Comitato Permanente delle Nazioni". L'intuizione più grande di Moneta sta nello sfruttare ogni momento culturale, sociale e politico non solo per divulgare le idee pacifiste, ma anche per fare una buona propaganda in favore dell'Unione; infatti la sua creatività gli fa intraprendere strade innovative anche nella propaganda pacifista che lui vuole educativa, visiva e pratica.

Così nel 1894, approfittando della grande esposizione d'arte alla Galleria della Permanente, l'" Unione Lombarda per la Pace e l'Arbitrato Internazionale" apre un padiglione in cui espone pubblicazioni e quadri illustranti i progressi fatti dal movimento pacifista. All'interno del padiglione si notano tre grandi capolavori: il primo è una tempera di Gaetano Previati che raffigura i più grandi divulgatori dell'idea della pace, gli altri due quadri, i cui pittori sono G. Previati e C. Conti, rappresentano uno la guerra e l'altro la pace.

Mentre Moneta e gli altri pacifisti collaborano insieme, per educare gli animi a sentimenti umanitari per la cessazione della guerra, l'opinione pubblica viene turbata dall'Impresa di Eritrea. Per l'Italia, si tratta di una guerra diversa da quelle risorgimentali che inserisce il nostro Paese nella corsa alla conquista delle colonie africane.

Moneta, non contiene il suo sdegno nei riguardi della politica crispiana, e la sua opposizione alla guerra, oltre che da convinzioni pacifiste e politiche si spiega anche a causa delle preoccupazioni militari. Nella sua mente si agita il tormentoso ricordo di Custoza e la sua esperienza gli consente di affermare che il nostro esercito non possiede quel sufficiente carattere di modernità che, da circa vent'anni, lui propugna in tutte le occasioni.

Intanto le sue previsioni, nonostante il coraggio dimostrato dai soldati, trovano conferma ad Adua e il malcontento del popolo italiano fa scoppiare molti moti popolari che provocano la caduta del governo. Nel frattempo, l'"Unione Lombarda" pubblica un manifesto per esortare gli italiani a ribellarsi alla prosecuzione della guerra; e inoltre promuove una petizione al Parlamento che vuole porre fine all'impresa africana.

Tutti questi avvenimenti condizionano anche la vita de «Il Secolo» e anche se Moneta agisce come elemento equilibratore non riesce a tenere a freno le intemperanze dei suoi collaboratori, che si sfogano in aspre e dure polemiche di parte. Per il patriota internazionalista e pacifista «Il Secolo» non rappresenta più una libera palestra dalla quale levare la sua voce e così il 1° novembre 1896 lascia il giornale per dedicarsi esclusivamente al movimento pacifista, pur rimanendone collaboratore.


La Vita Internazionale e il Compendio storico: le guerre le insurrezioni e la pace nel sec. XIX

Dopo l'esperienza come direttore all'interno de «Il Secolo» e dopo l'annuale edizione de «L' Almanacco», Moneta ha in mente una nuova idea: progettare una rivista capace di compiere un lavoro di penetrazione nelle coscienze delle persone colte, diventando così una palestra di studi in grado di poter riunire attorno a sé una molteplicità di studiosi che hanno nell'ideale della pace un comune denominatore. Nel frattempo Moneta si dedica alla pubblicazione di un'altra rivista in forma di opuscolo, dal titolo «Il Corriere dei due Mondi», ma tale libretto non soddisfa pienamente la sua creatività.

Così, nel 1898, nasce «La Vita Internazionale», rassegna quindicinale che tratta di politica interna ed estera, di letteratura, di scienza, d'arte e di altri argomenti e che da quel momento in poi diventa l'organo ufficiale della «Unione Lombarda per la Pace e l'Arbitrato Internazionale». La rivista sorge per educare le future generazioni alla pace, alla non violenza, alla dottrina dell'arbitrato e alle grandi questioni di vita internazionale, studiando e curando le alleanze politiche nell'interesse generale della civiltà. Nel settembre dello stesso anno la nuova rassegna, in collaborazione con un'altra pubblicazione pacifista francese dal titolo "Humanitè Nouvelle", promuove un referendum tra i suoi autorevoli lettori, sul tema del militarismo e della prevenzione della guerra, invitandoli a trovare una soluzione utile per l'intera umanità e per il civile progresso dei popoli.

Al referendum rispondono molti nomi illustri tra cui il vescovo Bonomelli, il generale di Revel, la Baronessa Berta von Suttner e anche il grande scrittore russo Lev Tolstoj che in un articolo intitolato "Carthago delenda est" sviluppa una energica difesa della non violenza. La tesi di Tolstoj e il vigore dello scritto sembrano eccessivi anche per un pacifista convinto come Moneta, tanto che la redazione della rivista decide di far precedere l'articolo da una nota nella quale si dissocia dal pensiero ideologico dell'illustre autore. Il carattere fortemente polemico dell'articolo, che incita la popolazione alla rivolta contro il servizio militare e contro ogni forma di autoritarismo nei riguardi del governo, provoca il sequestro della pubblicazione da parte dell'autorità giudiziaria.

Nella rivista, ideata e diretta da Moneta, appaiono anche a puntate i vari capitoli di quel grande compendio storico dedicato a «Le guerre, le insurrezioni e la pace nel secolo XIX». L'opera redatta in quattro volumi, rispettivamente pubblicati nel 1903, 1904,1906 e 1910, rappresenta una sintesi degli avvenimenti storici e, parallelamente, anche una cronaca del movimento pacifista analizzato nelle sue origini e nei suoi intenti. Nel suo compendio, Moneta mette in evidenza i fattori di carattere generale, con lo scopo di cogliere le conseguenze vicine e lontane di ogni singolo fatto; avvalendosi di una narrazione ricca nella documentazione, nei ricordi personali, ma soprattutto suffragata da una continua esaltazione sia degli individui che dei popoli.

Il suo evidente entusiasmo nel ripercorrere gli eventi del Risorgimento italiano e la sua visione meno coinvolta riescono a fargli sublimare quel patriottismo in cui trova le ragioni per riuscire ad amare anche le patrie di tutti gli uomini del mondo. Pensando all'evoluzione delle vicende risorgimentali, Moneta ama ricordare l'opera intelligente di grandi educatori e scrittori che si propongono di far maturare nel popolo la coscienza dei propri doveri, dei diritti e della propria forza. Durante la trattazione si riscontra l'attualità della sua dissertazione nel fatto che rivolge una critica sulla gestione centralistica dello Stato, esprimendosi a favore di un potere decentrato che affida alle regioni una piena autonomia.

Il Compendio termina con la speranza di un futuro migliore, in cui il popolo italiano crescendo e imparando dagli errori del passato, diventi artefice del proprio destino. La vera virtù di un popolo sta nel possedere una chiara visione delle proprie forze e delle proprie debolezze, per potersi servire delle une e correggere le altre.


Il congresso nazionale di Torino (1904) e l'inaugurazione del traforo del Sempione (1906)

Nel maggio del 1904 si svolge a Torino il I Congresso Nazionale della Pace, che inaugura la serie ufficiale dei congressi nazionali del nuovo secolo.

Moneta, nominato presidente del Congresso per acclamazione, vi partecipa con numerosi interventi che sottolineano la stima e l'ammirazione di quanti lo designano come il fondatore del pacifismo italiano.

Nella sua esposizione rinnova, ancora una volta, le sue convinzioni pacifiste secondo cui la pace e la solidarietà sono il risultato dell'evoluzione civile di tutti i popoli; proponendo anche l'appoggio di tutte le Società per la Pace a favore di quei candidati che intendano sostenere lo sviluppo delle pacifiche relazioni con le altre nazioni, durante le elezioni politiche e amministrative. Inoltre, nel suo discorso, Moneta designa la costituzione di una Federazione Europea, la qualità il raggiungimento del più alto ideale unità politica e morale.

Nello stesso anno partecipa al XIII Congresso Universale della Pace di Boston, dove viene eletto per acclamazione vicepresidente, come riprova del suo prestigio internazionale.

Nel 1905, il pacifista internazionale è presente ai lavori del XIV Congresso di Lucerna e nella primavera dell'anno seguente lo troviamo che partecipa ai festeggiamenti per l'inaugurazione del traforo del Sempione. Così, per il grande evento, si promuove a Milano un'Esposizione Internazionale dedicata ai mezzi di comunicazione e di trasporto. Per Moneta, si presenta una delle più grandi occasioni per poter coinvolgere amici e conoscenti, in quella che è per lui una grande missione: divulgare l'ideale pacifista.

In poco tempo, allestisce all'interno dell'Esposizione un padiglione della Pace che riprende lo stile di un tempio neoclassico, dando rilievo ad una grande raccolta di autografi che narrano della causa della Pace, tra i quali si fanno notare quelli di Cavour, Mazzini, Cobden, V. Hugo, Bright, F. Passy, H. Pratt, Clemenceau, Zola, Spencer e Tolstoj.

Nei mesi che seguono, il movimento pacifista prende sempre più consistenza, tanto che dal 15 al 22 settembre del 1906 si svolge a Milano il XV Congresso della Pace che esamina la situazione generale dei rapporti internazionali, rallegrandosi in particolare per i nuovi accordi diplomatici tra Francia, Germania e Inghilterra e protestando, invece, per la politica oppressiva esercitata dai Turchi in Armenia.

Proprio in quell'anno, Moneta riesce ad ottenere dal Ministro della Pubblica Istruzione Boselli, la giornata mondiale della Pace, la quale si festeggia nelle scuole il 22 febbraio.


La prima e la seconda conferenza dell'Aja

Nella tradizione dei rapporti, internazionali, dove le nazioni stesse sono imputati e giudici delle loro sorti, lo scenario mondiale subisce una svolta decisiva. La necessità di trovare il giusto mezzo per risolvere le dispute fra le nazioni, diviene obiettivo principale dell'arbitrato internazionale.

Un avvenimento mondiale come la II Conferenza dell'Aja, oltre ad alternare sentimenti di speranza e pessimismo, rimarca l'importanza del diritto internazionale.

Convocata nel 1907, dal presidente americano Rooswelt, cerca di continuare e completare le deliberazioni prese nella I Conferenza dell'Aja del 1899, voluta dallo zar Nicola II.

Sin dalla prima conferenza si evince che gli sforzi di tutti gli Stati amanti della Pace confluiscono nella questione dell'Arbitrato, ormai matura per entrare nella fase di un'applicazione obbligatoria. E anche se affronta temi che coinvolgono i rapporti internazionali delle intere nazioni, si chiude senza concrete decisioni.

Per altro, non meno deludente è la conclusione della II Conferenza, che porta in sé ancora la speranza di raggiungere esiti migliori. Ad essa si affida l'ampliamento di alcune questioni riguardanti il diritto alla guerra e i confini entro i quali applicare l'Arbitrato.

Il lavoro dei pacifisti, intanto, diventa sempre più continuo e assiduo, infatti durante la seconda conferenza dell'Aja, i pacifisti si radunano, prima a Monaco di Baviera per il XVI Congresso Universale e in seguito a Perugia per il III Congresso Nazionale italiano. In entrambe le occasioni la presenza di Moneta incide sull'andamento generale degli stessi Congressi. A Monaco di Baviera, Moneta è rappresentante non solo dell'Italia, ma anche del Municipio di Milano. A Perugia, invece, ricopre il ruolo di Presidente del Consiglio Generale Direttivo dopo che si costituisce la Federazione delle Società Italiane della Pace.

I due nuovi organismi hanno lo scopo di riunire e organizzare le numerose iniziative pacifiste, per poter meglio penetrare nel tessuto sociale e politico.

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