IV - L'ascesa dei nuovi mondi e il colonialismo

La nascita di tre grandi potenze: Stati Uniti, Cina e Giappone

Intorno alla metà del secolo XIX, gli Stati Uniti danno l'immagine di un paese in crescente espansione, anche se percorso da forti differenze tra le sue diverse aree geografiche.
Dopo la guerra di secessione, durata dal 1861 al 1865, e con la vittoria degli unionisti e l'abolizione della schiavitù, gli Stati Uniti vivono una stagione di intenso sviluppo economico e di grandi trasformazioni sociali.
Sul piano della politica estera, per tutto l'800, gli Stati Uniti si limitano ad applicare la politica difensiva della "dottrina Monroe", senza occuparsi della parte meridionale del continente. L'unica eccezione a questa scelta politica, è certamente l'aiuto offerto, nel 1864-67, ai repubblicani messicani contro l'egemonia conquistatrice di Napoleone III.

Anche la Cina verso la metà dell'800, esce dal suo isolamento a causa della pressione esercitata, dopo le due guerre dell'oppio (1839-42 e 1856-60), dagli Stati europei.

Diverso è l'impatto del Giappone con l'occidente e infatti, dopo la firma dei trattati ineguali del 1858, i daimyo (grandi feudatari) e i samurai (piccola nobiltà dedita al mestiere delle armi) rovesciano il regime degli Shogun, dando vita ad un governo che fa capo ad un imperatore.
La cosiddetta "restaurazione di Meiji" rappresenta il passaggio da uno Stato feudale a uno Stato moderno. Infatti, il processo di modernizzazione dell'intera società giapponese comprende la rivoluzione dall'alto, cioè un rovesciamento attuato dai gruppi dirigenti che spogliandosi dei lori antichi privilegi, investono le loro rendite nella terra, nelle banche o nell'industria protetta e si trasformano da oligarchia feudale in oligarchia industriale e finanziaria.


L'espansione in Asia e peculiarità dell'imperialismo europeo

Negli ultimi decenni dell'800, i paesi europei attuano una corsa alla conquista coloniale, dando inizio a quell'era politica che passerà alla storia col nome di "imperialismo europeo".
Naturalmente tale spinta viene motivata da interessi economici e, più in particolare, dalla necessità di materie prime a basso costo e dall'esigenza di determinare nuovi mercati per i prodotti industriali.
Oltre alle motivazioni economiche, vi sono anche quelle politico-ideologiche che hanno un'importanza pari alle prime e che affondano le loro radici in una mescolanza di nazionalismo, di politica di potenza, di razzismo e di spirito missionario dell'uomo bianco.

All'inizio dell'età dell'imperialismo, gli stati europei possiedono molti territori in Asia. L'India subisce, già dal '700, la dominazione britannica ed il suo controllo viene affidato alla Compagnia delle Indie orientali. I tentativi inglesi di introdurre elementi di modernizzazione nell'arcaica società indiana suscitano violente reazioni, tali da costringere il governo inglese a reagire con la repressione e con una riorganizzazione della colonia sotto il controllo diretto della corona.
Nel novembre del 1869, dopo dieci anni di lavoro, viene aperto il canale di Suez e questo permette un maggiore impulso alla penetrazione europea in Asia. Infatti, in questo periodo avviene la conquista dell'Indocina da parte della Francia, la colonizzazione russa in Siberia e la spartizione dell'Oceano Pacifico.

Anche il Giappone applica una politica imperialistica, tanto da arrivare ad uno scontro con la Cina e a strapparle vari territori, tra cui l'isola di Formosa.

La radice dell'imperialismo americano si distingue in modo categorico rispetto a quella degli altri paesi europei, in quanto si basa su forme di controllo indiretto, ispirate dalla volontà di salvaguardare quegli ideali di libertà sui quali si fonda la nazione americana.
Nel 1895, gli Stati Uniti giungono allo scontro con la Spagna, conquistando il controllo di Cuba.

Spartizione dell'Africa e guerra anglo-boera

Per quanto riguarda l'Africa, l'espansione locale avanza con formidabile velocità e gli stati europei procedono alla conquista quasi completa di tutto il continente.
Nel 1881 e nel 1882, la Francia e l'Inghilterra occupano rispettivamente la Tunisia e l'Egitto, mentre, nel 1884-85, Bismarck convoca a Berlino una conferenza internazionale per risolvere i contrasti creatisi a causa dell'espansione belga nel Congo. La conferenza si conclude con la spartizione dell'Africa ed il conseguente riconoscimento alla Francia, al Belgio, alla Germania e all'Inghilterra del possesso di vari territori.

Nel 1899-1902, scoppia una guerra tra inglesi e boeri a causa della politica aggressiva di Cecil Rhodes, politico e uomo d'affari, presidente e padrone della British South Africa Company e anche primo ministro della Colonia del Capo dal '90 al '98. L'obiettivo di Rhodes è di estendere il suo dominio dalla Colonia del Capo alle repubbliche boere. Dopo una lunga resistenza dei boeri, la guerra termina con l'annessione dell'Orange e del Transvaal all'Impero britannico.

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