La guerra franco-prussiana
Nel 1870, Bismarck riesce a provocare la Francia, ultimo ostacolo ai suoi progetti di unificazione, e attuando un tortuoso disegno riesce a provocare un incidente diplomatico che contrappone l'imperatore Guglielmo I ad un ambasciatore francese: la Francia reagisce con una violenta ondata nazionalista.
Napoleone è costretto a dichiarare guerra alla Prussia per vendicare l'offesa ricevuta, ma agli occhi dell'intera opinione pubblica europea, la Prussia appare come la vittima innocente di un'aggressione. Per la Francia la sconfitta è inevitabile non essendo preparata militarmente come la Prussia. L'esercito prussiano guidato sempre da Moltke, dimostra di essere superiore, tanto che le armate francesi, ripetutamente battute, vengono divise in due tronconi e sconfitte prima a Metz e poi a Sedan. Ed è proprio a Sedan che Napoleone si consegna prigioniero ai nemici, insieme alla la propria armata.
Anche se Napoleone viene catturato, i Francesi non si arrendono
e, formato un governo provvisorio, conseguono una vittoria presso
Orleans e un'altra presso Digione, grazie anche all'aiuto di
Garibaldi e delle sue Camicie Rosse.
Ma i fatti di Orleans e Digione non mutano la situazione, e Parigi,
il 28 gennaio del 1871, firma l'armistizio a Versailles.
Nel Salone degli Specchi, i principi di tutti gli Stati tedeschi proclamano la costituzione di un un unico Impero federale germanico e ne conferiscono la corona a Guglielmo I. Ormai, dopo la resa di Parigi segue anche quella dell'intera Francia che firma la pace di Francoforte. Con questo trattato la Francia si impegna, non soltanto a corrispondere una pesante indennità di guerra e a mantenere truppe d'occupazione tedesche sul proprio territorio fino al completamento del pagamento, ma anche a cedere l'Alsazia e la Lorena alla Germania.
La sconfitta della Francia ha come conseguenza la ribellione di
Parigi e la proclamazione della Comune, che assume ben presto i
tratti di un'esperienza radicalmente rivoluzionaria, isolata nei
confini della città di Parigi e per questo destinata a non
durare a lungo e ad essere quindi schiacciata dalle truppe
governative.
Dopo la guerra franco-prussiana si diffonde in Europa un nuovo
clima politico che, pur affermando l'ideologia della forza, riesce
a mantenere un lungo periodo di pace destinato a durare fino al
1914.
D'ora in poi sino al 1890, l'equilibrio europeo si fonda
soprattutto sulle alleanze diplomatiche intessute da Bismarck allo
scopo di isolare sempre più la Francia, umiliata - nel suo
orgoglio nazionale - a seguito della perdita delle due provincie di
confine.
Bismarck e l'Impero tedesco
Il sistema bismarckiano si fonda soprattutto sul patto dei tre
imperatori, stipulato nel 1873 tra Germania, Russia e Austria, che
mira alla tutela degli equilibri all'interno dei singoli Stati.
L'unico punto debole di quest'alleanza viene rappresentato dalla
rivalità tra Austria e Russia nella penisola balcanica.
I contrasti tra Russia e Austria peggiorano maggiormente nella
primavera del'77, quando la Russia, grande protettrice dei popoli
slavi, entra in guerra contro la Turchia. Durata quasi un anno, la
guerra viene vinta dalla Russia e il trattato di Santo Stefano,
oltre a imporre una pace decisamente onerosa alla Turchia, sancisce
l'egemonia russa sui Balcani e provoca la reazione dell'Austria e
dell'Inghilterra.
Bismarck prende l'iniziativa di convocare, nell'estate del 1878, un congresso a Berlino, in cui si ridimensionano i successi ottenuti dalla Russia: Serbia e Montenegro mantengono l'indipendenza, la Bulgaria conserva la propria autonomia, ma dentro a confini molto più ristretti, la Bosnia e l'Erzegovina vengono dichiarate autonome, ma affidate in amministrazione temporanea all'Austria, e infine l'isola di Cipro viene data all'Inghilterra.
Scongiurata la possibilità di un conflitto europeo, la
diplomazia bismarckiana tenta di ristabilire un certo equilibrio
tra Austria e Russia sulla base di una divisione dei Balcani in
zone di influenza e, nel 1881, viene rinnovato il "patto dei tre
imperatori". Purtroppo anche questo patto non fa diminuire la
tensione tra i due paesi rivali, infatti nel 1885-86 si riaccende
nuovamente la crisi tra i due imperi e Bismarck, mantenendo sempre
l'alleanza con l'Impero asburgico, stipula nel 1887, un trattato di
contro-assicurazione, in cui la Russia si impegna a non aiutare la
Francia in caso di aggressione alla Germania e la Germania di non
unirsi all'Austria in caso di attacco alla Russia.
Il complesso edificio diplomatico studiato da Bismarck viene
completato con l'ingresso dell'Italia in un sistema di alleanze
sancito definitivamente con la stipula della Triplice Alleanza del
1882.
Dal punto di vista della struttura interna, l'Impero tedesco
ideato da Bismarck si caratterizza per la prevalenza del potere
esecutivo sul legislativo e per la formazione di un blocco sociale
fondato sull'alleanza tra industriali e aristocrazia agraria.
Naturalmente, la presenza di questa coalizione e i metodi
repressivi di Bismarck non impediscono l'affermarsi di altri
schieramenti politici, quali il centro cattolico ed una nascente
socialdemocrazia.
Francia, Inghilterra e Russia: nuovi status politico-sociali
La Francia, dopo la sconfitta del '70-71, è nuovamente e
rapidamente in ascesa, tanto da giungere nel 1875 alla
promulgazione di una nuova costituzione repubblicana.
Il nuovo regime, dominato dai repubblicani moderati, riesce a
consolidarsi nonostante l'instabilità dei governi,
garantendo le libertà di associazione sindacale, gli
ampliamenti di autonomie locali e l'introduzione del divorzio.
L'azione dei governi repubblicani è incisiva anche in
materia di laicità dello Stato, in particolare nell'ambito
della scuola, terreno di scontri tra cattolici e laici.
Per la Gran Bretagna, dopo le rivoluzioni del 1848, si presenta
un lungo periodo di pace caratterizzato da una stabilità
politica, da una prosperità economica e da una
tranquillità sociale.
Durante il lungo periodo di regno della regina Vittoria, il Regno
Unito, oltre a rafforzare il regime parlamentare, applica alcune
riforme riguardanti soprattutto l'allargamento del suffragio. Fra
il '66 e l'86 si alternano al governo il liberale Gladstone, leader
dell'ala progressista del suo partito, e il conservatore Disraeli,
promotore di una politica imperialistica, ma aperto anche alle
riforme sociali.
In Russia, si riscontra un forte dibattito ideologico e una
grande vivacità culturale, contornata tuttavia da una
profonda arretratezza politica e sociale.
Alla morte di Nicola I, sale sul trono Alessandro II e con il suo
regno si alimenta una speranza di rinnovamento sociale e culturale,
sostenuta da alcune riforme da lui stesso avviate. Il nuovo zar
concede un'amnistia ai detenuti politici, introduce elementi di
modernizzazione nella burocrazia, nella scuola, nel sistema
giudiziario e nell'esercito e in ultimo abolisce la servitù
della gleba. Purtroppo l'abolizione della servitù crea dei
disagi per coloro che beneficiano della sua esistenza, provocando
ribellioni e repressioni. Ben presto anche la politica
liberalizzante di Alessandro II cede il passo ad un governo
più austero caratterizzato da forme di censura e di
controlli polizieschi.