III - Le grandi potenze europee e la loro ascesa nel 1850-1890.

La Francia del Secondo Impero

Nella seconda metà del secolo XIX l'Europa assiste ad una lotta incalzante tra le cinque grandi potenze europee.
Fra il 1850 e il 1890 vengono provocate ben quattro guerre e il ruolo più attivo viene svolto dalla Francia del Secondo Impero, che, nel tentativo di indebolire l'Austria, facilita l'ascesa della Prussia.
Ed è proprio dalla guerra franco-prussiana del 1870-71, che si viene a creare un nuovo equilibrio, facente perno sulla Germania riunificata.

La Francia di Napoleone III, se pur ricalca in molti aspetti le forme istituzionali del Primo Impero, inaugura un nuovo modello politico: il bonapartismo. Tale modello dà solamente un omaggio formale al principio di sovranità popolare, in quanto il potere è ancora retto dalla forza militare e dal centralismo autoritario.
Napoleone comunque cerca di coniugare l'autoritarismo con una forma di paternalismo sociale e di ricerca del consenso popolare, periodicamente verificato con le elezioni della Camera a suffragio universale. La sua apertura mentale incoraggia anche il settore economico del Paese, sostenendo sia gli agricoltori nelle campagne e sia la borghesia urbana nel mondo della finanza e dell'industria.

Ma l'aspetto determinante della società e della cultura del Secondo Impero è rappresentato dalla sua aspirazione tecnocratica: cioè dalla tendenza di affidare sempre maggior potere ai tecnici, in modo da poter raggiungere, attraverso il loro impiego, la realizzazione del bene comune.
In politica estera, l'imperatore si propone di modificare l'assetto europeo del Congresso di Vienna, esercitando un'autorità fortemente aggressiva.
La realizzazione, infatti, dell'ambizione napoleonica si realizza già in due occasioni: con lo scoppio della guerra di Crimea (1854-55), quando Francia e Inghilterra si uniscono per combattere le mire della Russia sull'Impero Ottomano e col sostegno dato ai movimenti nazionali, e in particolare all'accordo con il Piemonte, contro l'Austria nella guerra del 1859.
Ma è proprio a seguito della guerra contro l'Austria, che in Francia si vengono a determinare dei contrasti tra i gruppi conservatori-cattolici e lo stesso imperatore, che decide di avviare una lenta evoluzione in senso liberale delle strutture politiche francesi.


Due diversi destini: il crollo dell'Impero asburgico e l'ascesa della Prussia

Dopo le rivoluzioni del '48-49, l'impero asburgico accentua il suo carattere autoritario e burocratico, ma questo centralismo contribuisce ad esasperare il problema fondamentale della monarchia asburgica: la coesistenza delle diverse nazionalità all'interno dell'Impero.

Il totale crollo dell'Impero asburgico consente alla Prussia, attraverso la sua abilità diplomatica, di realizzare l'unificazione tedesca e di diventare la prima potenza europea.
La strada dell'unificazione per la Prussia è abbastanza dura e tortuosa e il suo primo ostacolo, da contrastare con le armi, è rappresentato dall'Austria.

Ottenuto il cancellierato, Otto von Bismarck, oltre a provvedere al rafforzamento dell'esercito, cerca di creare un'occasione per scontrarsi con l'Austria. Questa manovra viene attuata in tre tempi: nel 1864, Bismarck, d'accordo con l'Austria, strappa alla Danimarca i ducati di Schleswig, Holstein e Lanenburg, stipulando con l'Austria un ambiguo accordo circa l'amministrazione dei ducati stessi.
Approfittando dell'ambiguità dell'accordo, Bismarck si impadronisce del ducato di Holstein e spinge l'Austria a dichiarargli guerra.
Naturalmente Bismarck, prima di intraprendere una guerra contro l'Austria, traccia una fitta rete di accordi diplomatici assicurandosi sia la neutralità di Napoleone, a cui promette dei possibili ingrandimenti francesi nel Belgio e nel Lussemburgo, e sia l'alleanza antiaustriaca col Regno d'Italia, a cui promette il Veneto.

Per l'Austria e per gli Stati della Confederazione germanica schierati dalla sua parte, la guerra si conclude con un disastro: contro l'Italia gli austriaci vincono nelle battaglie di Custoza (24 giugno 1866) e di Lissa (20 luglio 1866), ma l'impiego di consistenti forze militari sul fronte italiano compromette la difesa austriaca contro i Prussiani. Guidati dal generale Helmuth Karl Bernhard von Moltke, i prussiani sbaragliano gli austriaci nella battaglia di Sadowa (3 luglio 1866), minacciando di sollevare contro l'Austria anche il risentimento dei Cechi e degli Ungheresi.

Terminata la guerra, l'Austria firma la pace di Praga, riservando alla sola Prussia il dominio sui ducati di Schleswig, Holstein e Lauenburg. Nel frattempo la Prussia, annettendo vaste regioni della Germania settentrionale, scioglie la Confederazione germanica e istituisce sotto la sua presidenza la Confederazione della Germania del Nord.
Poi segue la pace di Vienna, con la quale l'Austria cede il Veneto all'Italia, escludendone il Trentino e la Venezia Giulia. Anche in questa circostanza l'Italia subisce l'umiliazione inflitta già nel '59 a Villafranca: i territori in questione non le vengono ceduti direttamente, ma solo per il tramite di Napoleone III.

L'Impero asburgico, estromesso dalla Confederazione germanica, stabilisce, nel 1867, un nuovo equilibrio interno, equiparando l'Ungheria all'Austria e trasformandosi pertanto in Impero austro-ungarico. Entrambi i regni mantengono un proprio governo e un proprio parlamento, mentre mantengono in comune il sovrano, il ministro della guerra e delle finanze.

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