La cultura borghese e il movimento operaio

Il ventennio successivo al '48, registra la crescita della borghesia che, nonostante le differenzazioni al suo interno, è portatrice di uno stile di vita e di valori abbastanza unitario. Uno di questi valori è rappresentato dalla fede nel progresso generale dell'umanità, principio caratterizzante tutta la seconda metà dell'800.

Sul piano culturale, la società è influenzata da una corrente filosofica che prende il nome di positivismo, caratterizzata da un incrollabile fede nel progresso e nelle possibilità di sviluppo scientifico e sociale dell'uomo.

Alla fine degli anni quaranta, l'intera Europa conosce un vero e proprio boom economico che interessa il settore industriale, principalmente nei comparti siderurgico e meccanico.
E' implicito che il progresso economico viene sollecitato da alcuni fattori, che vanno dalla rimozione dei vincoli giuridici nelle attività economiche all'affermarsi del libero scambio, dalla disponibilità di materie prime alla diminuzione dei tassi di interesse, dall'espansione del credito a favore degli impieghi industriali allo sviluppo dei nuovi mezzi di trasporto e di comunicazione. Tutto ciò porta ad un cambiamento dello stile di vita della gente e a un'evoluzione dell'immagine del mondo nella cultura dell'intera popolazione europea.

Sul piano sociale si crea un netto divario tra industriali e lavoratori, a causa del forte squilibrio tra profitti e salari.
La precarietà della condizione operaia contrasta con lo scenario colmo di prosperità della società borghese. Il contrasto si avverte soprattutto nelle città, dove lo sfarzo dello stile di vita borghese rappresenta uno schiaffo alle condizioni di vita quotidiana cui sono sottoposti gli operai.
La diffusione della figura dell'operaio di fabbrica favorisce il formarsi delle prime associazioni operaie, che sorgono principalmente in Gran Bretagna, Germania e Francia.

Nel 1864, a Londra, i rappresentanti delle Trade Unions e dei socialisti francesi fondano l'Associazione internazionale dei lavoratori (Prima Internazionale), che si propone di conferire alle lotte del proletariato la stessa grandezza internazionale assunta dal capitalismo.
Marx ed Engels si impegnano per conferire alla Prima Internazionale un indirizzo unitario, scontrandosi con l'opposizione dei proudhoniani e degli anarchici, guidati quest'ultimi da Mikhail Bakunin.

La teoria socialista con Karl Marx assume la peculiarità di una "teoria scientifica".
Frutto della sua concezione ideologica e, in particolare, dello studio dell'economia politica è l'opera vasta e complessa del "Capitale".
Oltre a essere una minuziosa descrizione delle leggi e dei meccanismi su cui si fonda il modo di produzione capitalistico, il "Capitale" contiene anche una storia del capitalismo, una previsione dei suoi eventuali sviluppi e le competenze attinenti al nuovo soggetto rivoluzionario: il proletariato industriale.

Le profonde disuguaglianze tra marxisti e anarchici sono dovute ad un diverso modo di interpretare la rivoluzione. I primi puntano su una lotta di classe che deve essere condotta da grandi masse, per poi giungere alla conquista del potere politico e alla collettivizzazione dei mezzi di produzione; i secondi, invece, contrari ad ogni forma di collettivismo, credono nei metodi rivoluzionari tradizionali delle congiure e degli attentati.
Travagliata da questi profondi dissensi, la Prima Internazionale entra in crisi e si scioglie definitivamente nel 1876.

[<< pagina precedente] [pagina successiva >>]