1915-1916: l'anno della grande strage

Le previsioni dell'Italia circa la campagna militare sono sicuramente ottimistiche e promettenti nei confronti delle sorti del conflitto, ma ben presto questa pubblica opinione lascia il posto a convinzioni più pessimistiche adombrate anche da gravi sconfitte.
Memorabili sono le sanguinose offensive dell'Isonzo che, nel corso del 1915, le truppe italiane, guidate dal generale Cadorna, portano contro le forze austro-ungariche stanziatesi lungo il corso del fiume e sulle alture del Carso.

Alla fine dell'anno, l'esercito italiano combatte sulle stesse posizioni su cui si trovava a giugno, la stessa immobilità si riscontra sul fronte francese.
In questo periodo si affermano i successi degli austro-tedeschi sul fronte orientale: prima contro la Russia e poi contro la Serbia, che attaccata contemporaneamente da Austria e Ungheria viene estromessa dal gruppo dei contendenti.

Nel febbraio del 1916, i tedeschi riprendono la controffensiva sul fronte occidentale, sferrando un attacco contro la piazzaforte francese di Verdun, con lo scopo di annientare definitivamente le forze francesi. La battaglia comunque ha dei costi esosi sia per i francesi che per i tedeschi, i quali si avvalgono di una onerosa artiglieria pesante.
I francesi riescono a tenere duro fino alla fine di giugno, proprio quando gli inglesi riescono ad organizzare una controffensiva sulla Somme che si trasforma a sua volta in una vera e propria guerra di logoramento.

Dopo Verdun, l'esercito austriaco passa all'attacco sul fronte italiano: attraversa il Trentino e penetra nella pianura veneta, per poi spezzare in due lo schieramento nemico.
L'offensiva tedesca che coglie gli italiani di sorpresa, viene ribattezzata "Strafexpedition" in quanto considerata punitiva contro l'antico alleato, ritenuto colpevole di tradimento. Per fortuna gli italiani riescono a resistere sugli altipiani di Asiago e a contrattaccare successivamente.
L'Italia ne esce con delle gravi ripercussioni economiche e psicologiche e il governo Salandra si dimette, lasciando il posto ad un governo di coalizione nazionale che viene presieduto da Paolo Boselli. Tuttavia la conduzione militare della guerra non cambia, anzi nel corso dell'anno vengono combattute altre cinque battaglie sull'Isonzo, di cui la più importante è senza dubbio quella che porta alla presa della città di Gorizia, ricordata più per il suo valore morale che per quello strategico.

Sul fronte orientale nel 1916, i russi prendono l'iniziativa con una nuova offensiva, recuperando buona parte dei territori perduti l'anno prima.
Grazie ai successi russi, decide di intervenire a fianco dell'Intesa la Romania, che purtroppo lascia nelle mani dei nemici le sue considerevoli risorse agricole e minerarie.
Nonostante questi successi da parte degli imperi centrali, la situazione è sempre di notevole inferiorità rispetto ai paesi dell'Intesa, sia in termini di risorse economiche e sia in termini di potenziale bellico.

Nel maggio del 1916 la flotta tedesca, per uscire dal blocco navale attuato dagli inglesi nel Mar del Nord, attacca la flotta inglese in prossimità della penisola dello Jutland. Le perdite subite nella battaglia fanno desistere i comandanti tedeschi dal continuare la guerra in mare aperto: vengono ritirate così le navi dai porti e giungono alla fine quelle tensioni intorno alla costruzione della flotta tedesca sorte prima dello scoppio della guerra.


La trincea, le nuove armi da guerra e la nuova vita sociale

Sul piano della tattica da guerra, la trincea diventa la protagonista principale del conflitto. All'interno di essa la vita dei soldati è abbastanza monotona e logorante, interrotta solamente dalle sanguinose offensive che purtroppo non conducono a nessun risultato definitivo per gli schieramenti. I soldati semplici affrontano l'andamento della guerra con rassegnazione e apatia, che sfocia il più delle volte in nuove forme di insubordinazione.

Sicuramente l'unica novità è rappresentata dall'impiego di una nuova tecnologia militare che risponde in maniera efficace ed efficiente all'esigenze della guerra.
Oltre alle artiglierie pesanti vengono adoperati nuovi mezzi d'offesa subdoli e micidiali, come le armi chimiche dirette verso le trincee nemiche.
L'altra macchina bellica che influisce in maniera significativa sul corso della guerra è il sottomarino. In verità sono i tedeschi che ne fanno un ampio uso, sia per attaccare le navi nemiche e sia per annientare quelle dei paesi neutrali indispensabili per rifornire i paesi dell'Intesa coinvolti nella guerra.

La vita civile dei due schieramenti coinvolti nella guerra subisce delle profonde trasformazioni, sono necessari interventi dello stato in campo economico, al fine di garantire l'approvigionamento di risorse necessarie al sostegno della guerra.
Tutte le società delle varie nazioni sono soggette ad un processo di militarizzazione: le gerarchie militari acquistano un certo ascendente sulle scelte politiche e sociali dei rispettivi governi.
Nel quadro di questi cambiamenti anche i socialisti, col perdurare della guerra, si dividono in due gruppi: i riformisti che aspirano al pacifismo e i rivoluzionari che vorrebbero utilizzare la guerra come chance per lo scoppio di una rivoluzione sociale.


1917: il nuovo corso alla guerra

Nel marzo del 1917, uno sciopero generale degli operai di Pietrogrado si trasforma in un'azione politica contro il regime zarista.
I soldati chiamati per ristabilire l'ordine pubblico si schierano a favore della folla, provocando la fine del regime zarista.
L'abdicazione dello zar segna anche il crollo militare della Russia, che da lì a poco si ritirerà dal conflitto.

Un mese dopo (6 aprile), gli Stati Uniti decidono di entrare in guerra contro la Germania, che a sua volta tenta di attaccare i pasi dell'Intesa con una guerra sottomarina.
L'intervento americano avrebbe sostituito l'uscita di scena della Russia, dando un forte contributo all'esito finale della guerra, sia in campo militare e sia in campo economico.

Anche dopo il crollo del regime zarista, il nuovo governo provvisorio tenta di lanciare contro gli austro-tedeschi una nuova offensiva in Galizia, che si risolve in un fallimento a causa degli attriti tra i soldati semplici e le autorità militari.
Da allora i russi non offrono più contributi militari agli alleati e il territorio dell'ex Impero zarista è alla mercè dei tedeschi che vi penetrano in profondità, trasferendo forti contingenti di truppe sul fronte occidentale.

La tensione della guerra tocca punte molto alte e gli avvenimenti russi generano malcontento non solo nell'intera popolazione, ma anche nei reparti dei combattenti che danno vita a veri e propri ammutinamenti.
Anche negli imperi centrali si notano segni di stanchezza, diventando particolarmente delicata la situazione dell'Impero Austro-Ungarico per via delle aspirazioni indipendentiste delle nazionalità oppresse.
Dopo la costituzione di un governo cecoslovacco, nell'estate del '17, segue l'accordo fra serbi, croati, e sloveni per la costituzione di uno Stato unitario degli Slavi del Sud (la futura Jugoslavia). Il nuovo imperatore, Carlo I, temendo per una eventuale disgregazione dell'Impero avvia negoziati segreti in prospettiva di una pace separata. Intanto l'Intesa respinge le proposte dell'Imperatore e la guerra continua nella sua corsa sfrenata alla ricerca di un vincitore e di un vinto.

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